La maestra Tiramisù
La porta dell'ascensore si aprì cigolando.
- Siamo giunti nelle cantine - affermò Alfred.
Di fronte a loro si apriva un corridoio scarsamente illuminato. I muri macchiati di muffa, il pavimento cosparso di cicche e di immondizie non erano stati puliti da secoli.
Si avventurarono nel corridoio, davanti i maschi, dietro le bambine. Arrivarono di fronte a una porta chiusa. La spinsero. Si trovavano ora in un'ampia stanza scarsamente illuminata. Dalle pareti pendevano dei cartelloni ingialliti e qualche carta geografica rovinata da macchie e da strappi; tende polverose coprivano alcune finestre disegnate sul muro.
La stanza era arredata con banchi di legno, alti e scomodi, cosparsi di chiazze d'inchiostro.
A un'estremità sorgeva una cattedra massiccia, simile a un trono, posta sopra una pedana di legno. Sulla cattedra distinsero qualcosa di nero e di peloso, grande come la mano di un uomo.
- È meglio che ce ne andiamo - disse Freddy, che provava un brutto presentimento.
Ma non fecero in tempo a scappare.
Una porticina si aprì ed entrò un ometto. Indossava un grembiule lungo fino ai piedi e impugnava una scopa spelacchiata.
Li guardò e, senza dimostrare alcuna sorpresa, sussurrò:
- Presto, andate al vostro posto, perché la maestra Tiramisù sarà qui a momenti.
- Ma noi, veramente...
- Noi non siamo...
- Stssstsss... - disse il bidello.
La porticina si aprì un'altra volta ed entrarono dei bambini in fila per due. Erano vestiti con certi grembiulini neri da far pena e sembravano alquanto spaventati. In silenzio occuparono i banchi. Rimasero quattro posti vuoti sui quali il bidello fece sedere Alfred, Freddy, Jessica e Prema, che non osarono protestare.
Ed ecco apparire la maestra Tiramisù.
Entrò spazzando il pavimento con la gonna nera, con una mano sorreggeva un vocabolario e con l'altra brandiva una bacchetta tutta nodi. Dalla chioma di capelli neri sfuggivano delle ciocche attorcigliate che parevano serpenti. Il suo viso si distingueva appena nella penombra, ma, da quel poco che videro, i bambini compresero che con lei non c'era da scherzare.
Prese in mano quell'essere peloso che teneva sulla cattedra e cominciò ad accarezzarlo affettuosamente: era un ragno di circa mezzo chilo, con due occhietti rossi che guardavano malignamente i bambini.
Paola Valente, La maestra Tiramisù, Raffaello